TY - CHAP
T1 - Il Congresso di Archeologia Pubblica come progetto culturale
AU - Bonacchi, Chiara
AU - Nucciotti, Michele
PY - 2020/2/10
Y1 - 2020/2/10
N2 - Quando il 29 ottobre 2012, nella sala d’arme di Palazzo Vecchio a Firenze, si aprirono i lavori del primo congresso di Archeologia Pubblica in Italia, organizzatori e partecipanti erano immersi in un clima di grande attesa; tutti volevano innanzi tutto approfondire, dopo oltre un anno di preparazione e riunioni organizzative in giro per l’Italia, circolari, indicazioni ai relatori ecc., cosa si intendesse precisamente per ‘archeologia pubblica’. Come poteva essere definita e descritta? In che modo l’archeologia italiana avrebbe potuto contribuire al dibattito internazionale sul tema della Public Archaeology in corso dagli anni ’70? Sarebbe stato un evento scientifico significativo per i futuri sviluppi della disciplina, oppure una boutade intellettualistica e autoreferenziale? Domande che, come curatori, si ponevano in primo luogo gli autori di questo contributo, i quali, assieme a Guido Vannini, guidavano il gruppo di gestione progettuale (o PMG, Project Management Group), primo proponente e organizzatore dell’evento. Oggi, a distanza di alcuni anni da quel giorno, possiamo osservare il considerevole impatto che il congresso di Firenze ha avuto, soprattutto per l’essere riuscito a fornire basi solide per la costruzione di un movimento culturale nazionale che, da allora, ha profondamente cambiato la prospettiva con cui, reciprocamente, archeologi e non archeologi percepiscono l’essenza del proprio lavoro e si confrontano in Italia. Certo, il progressivo avvicinamento tra archeologi e non archeologi e la riflessione sull’interazione tra archeologia e società civile erano processi in atto da tempo, in Italia come all’estero, e di questo si è già detto sopra e altrove (v. l’Introduzione a questo volume, Bonacchi 2009 e Vannini, Nucciotti Bonacchi 2014). Sul modo in cui il PMG decise di operare per preparare un congresso nazionale di una disciplina inesistente, in Italia, è invece necessario spendere qualche parola in più. In particolare sull’approccio metodologico e sulle strategie, adottati fin da subito, ovvero fin dal 2010, quando il progetto di congresso venne in effetti alla luce, come prosecuzione e sviluppo del seminario Archeologia Pubblica in Toscana, i cui atti furono poi pubblicati a cura di Guido Vannini (2011).
AB - Quando il 29 ottobre 2012, nella sala d’arme di Palazzo Vecchio a Firenze, si aprirono i lavori del primo congresso di Archeologia Pubblica in Italia, organizzatori e partecipanti erano immersi in un clima di grande attesa; tutti volevano innanzi tutto approfondire, dopo oltre un anno di preparazione e riunioni organizzative in giro per l’Italia, circolari, indicazioni ai relatori ecc., cosa si intendesse precisamente per ‘archeologia pubblica’. Come poteva essere definita e descritta? In che modo l’archeologia italiana avrebbe potuto contribuire al dibattito internazionale sul tema della Public Archaeology in corso dagli anni ’70? Sarebbe stato un evento scientifico significativo per i futuri sviluppi della disciplina, oppure una boutade intellettualistica e autoreferenziale? Domande che, come curatori, si ponevano in primo luogo gli autori di questo contributo, i quali, assieme a Guido Vannini, guidavano il gruppo di gestione progettuale (o PMG, Project Management Group), primo proponente e organizzatore dell’evento. Oggi, a distanza di alcuni anni da quel giorno, possiamo osservare il considerevole impatto che il congresso di Firenze ha avuto, soprattutto per l’essere riuscito a fornire basi solide per la costruzione di un movimento culturale nazionale che, da allora, ha profondamente cambiato la prospettiva con cui, reciprocamente, archeologi e non archeologi percepiscono l’essenza del proprio lavoro e si confrontano in Italia. Certo, il progressivo avvicinamento tra archeologi e non archeologi e la riflessione sull’interazione tra archeologia e società civile erano processi in atto da tempo, in Italia come all’estero, e di questo si è già detto sopra e altrove (v. l’Introduzione a questo volume, Bonacchi 2009 e Vannini, Nucciotti Bonacchi 2014). Sul modo in cui il PMG decise di operare per preparare un congresso nazionale di una disciplina inesistente, in Italia, è invece necessario spendere qualche parola in più. In particolare sull’approccio metodologico e sulle strategie, adottati fin da subito, ovvero fin dal 2010, quando il progetto di congresso venne in effetti alla luce, come prosecuzione e sviluppo del seminario Archeologia Pubblica in Toscana, i cui atti furono poi pubblicati a cura di Guido Vannini (2011).
U2 - 10.36253/978-88-6453-942-3
DO - 10.36253/978-88-6453-942-3
M3 - Chapter (peer-reviewed)
SN - 9788864539416
T3 - Strumenti per la didattica e la ricerca
SP - 17
EP - 34
BT - Archeologia pubblica in Italia
A2 - Bonacchi, Chiara
A2 - Nucciotti, Michele
A2 - Molducci, Chiara
PB - Firenze University Press
ER -